Dal punto di vista legale in questo senso ci sono almeno due interpretazioni.
La prima prevede la possibilità per il datore di lavoro di controllare a suo piacimento anche il contenuto delle e-mail, purché avverta in modo non equivoco il dipendente della possibilità di subire tali controlli.
La seconda risposta, più restrittiva, sostiene il divieto di intercettazione della posta elettronica da parte del datore di lavoro. A questo proposito si sostiene che sia difficile trovare una valida ragione che legittimerebbe un comportamento tale da violare non solo l’art. 15 della Costituzione, ma anche l’articolo 8 dello Statuto dei Lavoratori. Nella casella di posta elettronica aziendale si potrebbero quindi ricevere anche messaggi di carattere personale, addirittura contenenti dati sensibili, oppure opinioni espresse dal lavoratore.
Conseguentemente il datore di lavoro, per evitare che della posta elettronica aziendale venga fatto un uso improprio e possano essere cagionati danni, dovrebbe provvedere all’elaborazione di una policy interna di comportamento che regoli l’uso del bene aziendale in questione.
Su tale questione è intervenuta una decisione del GUP di Milano di data 10 maggio 2002.
In partole povere, la cosa migliore sarebbe che tu usasi la posta elettronica aziendale esclusivamente per lavoro, e dessi al tuo datore di lavoro la possibilità di accedere. Invece per le tue cose personali